Lulin è arrivata, si vedrà a occhio nudo







La «cometa verde» transita in queste ore nel punto più vicino alla Terra

Siamo arrivati al momento più atteso. Lulin, la «cometa verde» come è stata battezzata per il colore dei gas che caratterizzano la sua coda (con cianogeno e carbonio ionizzati) il 24 febbraio transita al punto più vicino alla Terra, 60 milioni di chilometri. Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio apparirà vicina a Saturno (appena un paio di gradi a sud) nella costellazione del Leone in direzione sud-est.

A OCCHIO NUDO - In questi giorni, dunque, sarà più facile da osservare con attenzione anche a occhio nudo, meglio almeno con un binocolo. Questa mattina quando Paolo Candy responsabile dell’osservatorio dei Cimini la fotografava, appariva quasi senza coda; in realtà ne ha due, una di polveri e l’altra di gas. Lulin (C 2007 C3) dovrebbe essere alla sua prima visita nell’interno del sistema solare, secondo Don Yeomans che alla Nasa guida il programma NEO, relativo agli oggetti che si avvicinano alla Terra. Inoltre ha una caratteristica insolita perché viaggia in senso retrogrado rispetto ai pianeti.

LO STUDIO DEI GAS - Studiare i suoi gas è interessante perché, essendo alla sua prima visita, dovrebbero conservare tracce delle sue origini e quindi delle origini del sistema solare. Oltre che con i telescopi terrestri Lulin è indagata anche dallo spazio. Particolarmente impegnato in questo lavoro è il satellite Swift della Nasa (realizzato anche con la collaborazione dell’ASI italiana, con la guida del professor Guido Chincarini dell’Osservatorio di Brera-Merate). Swift infatti permetterà agli astronomi di riprender il cuore dell’astro con la coda simultaneamente nella radiazione X e ultravioletto. Quando alla fine di gennaio lo strumento Uvot ultravioletto di Swift scandagliava Lulin “i dati rivelavano che diffondeva quasi 800 galloni d’acqua ogni secondo – precisa Tennis Bodewits del centro Goddard della Nasa – una quantità che basterebbe per riempire una piscina olimpionica in meno di 15 minuti”.

Giovanni Caprara
23 febbraio 2009

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